Le Eolie


Le isole Eolie o Lìpari si trovano nella parte orientale del basso Tirreno a circa 40 km dalla costa siciliana. L'arcipelago si compone di sette isole abitate, circondate da numerosi scogli e isolotti che creano paesaggi e scorci molto suggestivi. La più estesa è Lipari ; poi in ordine decrescente per superficie, Salina (la più alta),Vulcano, Stomboli, Filicudi, Alicudi e Panarea.

Le sette isole, dichiarate Patrimonio dell'Imanità dall'Unesco nel 2000, sono tutte tutte di origine vulcanica e si innalzano da una profondità marina di circa 2000 m; tutte presentano coni con caratteri ben evidenti, tranne Panarea e i suoi isolotti che probabilmente sono la parte emergente di un unico rilievo vulcanico quasi del tutto sommerso. Due soli sono i crateri ancora attivi: Vulcano, che dopo l'ultima eruzione del 1888-1890 è in permanente fase di solfatara con vistose escursioni di gas emessi; e Stromboli, che è in continua, moderata attività esplosiva con periodiche eruzioni di  lava che si riversano lungo la sciara del Fuoco.

Il clima è contraddistinto da un inverno mite e con poche precipitazioni atmosferiche ma dominato da venti impetuosi, che spirano prevalentemente da ovest, e da una lunga estate secca. Moderata è l'escursione termica nell'arco dell'anno. A causa delle scarse precipitazioni e delle caratteristiche geologiche del suolo non esiste un'idrografia di superficie e quasi del tutto inesistenti sono le sorgenti.

Il paesaggio è scandito da una serie di terrazzamenti, sistema per creare pianure dove non ne esistono, alternati ad una natura incontaminata scandita da pendici accidentate, impervi valloni, ristrette oasi di pianura. La vegetazione è quella del tipo arbustivo della macchia mediterranea (ginestra, cisto, euforbia, corbezzolo, artemisia, rovo e a quote più elevate erica). Poche le colture ancora praticate, soltanto la vite (Malvasia) e il cappero, che, esportati, recano un piccolo apporto all'economia isolana. Tra le varietà fruttifere spicca il ficodindia che segna l'aspetto distintivo del paesaggio vegetale.

La fauna non ricca di specie esemplari, è costituita da uccelli migratori. In primavera e in autunno non è inconsueto vedere anatre, oche selvatiche, aironi rossi e cinerini, gru, fenicotteri, pellicani, tortore, quaglie, beccacce ecc. A Filicudi, Vulcano e Salina dimorano molti conigli selvatici. Numerosi coleotteri, delle specie consuete a questo tipo di vegetazione, abitano la macchia che è anche l'habitat preferito da lucertole e altri piccoli sauri. Ma è il mare dalle acque terse e degli splendenti fondali, che offre il maggiore interesse al moderna naturalista per la grande varietà di specie animali e vegetali che lo popolano.

L'unica attività industriale delle isole era quella legata all'estrazione della pomice, dismessa per motivi di tutela ambientale. I pochi prodotti dell'agricoltura sono destinati al consumo interno tranne il malvasia, vino abboccato ma non liquoroso di colore ambrato, e i capperi che, salati, vengono venduti su altri mercati.

Lipari è la più grande (37,6 km2) e la più popolosa dell'arcipelago: misura 9,5 km da punta Legno Nero (N) a punta della Crapazza (S), e 7 circa da punta Cugno Lungo (O) all'estrema propaggine del Monte Rosa (E). Secondo la tradizione tramandataci da Callimaco (sec. III a. C.) Meligunis, dall'etimologia oscura, era il nome con il quale Lipari era conosciuta, prima ancora che prendesse il nome (Lipara) che ancora oggi conserva, probabilmente, da Liparo, primo mitico re dell'isola.

La struttura urbana di Lipari è sormontata dalla rocca del Castello, esemplare di fortezza naturale. Per questa ragione la sua sommità pianeggiante fu sede del principale abitato nelle Eolie dal Neolitico alla fine dell'età del Bronzo. Fu poi l'acropoli della Lipari greca e nucleo iniziale della rifondata città romana, nonchè sede della città fortificata dal Medioevo al Settecento.

Gli scavi condotti, dal 1946 in poi, dalla Soprintendenza alle Antichità lo hanno trasformato in un campo archeologico di grande fascino, arricchito dalla creazione dell'importante Museo Archeologico che raccoglie i reperti rinvenuti alle Eolie e nell'area di Milazzo.


Il giro dell'isola in auto 

Si lascia il centro di Lipari da nord e si percorre Marina Lunga; dopo 5 km circa si giunge a Canneto, frazione allineata lungo un'insenatura ai piedi della colata di ossidiana di Forgia Vecchia. La strada prosegue lungo il litorale, attraverso Campo Bianco: il paesaggio delle cave di pomice è di abbacinante irrealtà. Attraverso due brevi tunnel si giunge a Porticello, già centro dell'attività industriale legata all'estrazione della pomice, oggi dismessa. Superata punta Castagna si arriva, km 11,8, ad Acquacalda, un tempo polo isolano dell'estrazione e della lavorazione della pomice. La strada abbandona la costa e sale, km 17, a Quattropani: bella la vista sull'isola di Salina, in particolare dal santuario di chiesa Vecchia, costruita sul finire del sec. XVII in un parsimonioso stile rurale, che si raggiunge con una breve deviazione (circa 1,5 km) prendendo a sinistra. La strada si inoltra lungo l'altopiano, coltivato a vigneto; si oltrepassa Varesana di Sopra, e si è subito, km 22,5, a Piano Conte, il centro agricolo dell'isola. Appena fuori dall'abitato, sulla destra è una deviazione (2 km circa) per le Terme di San Calogero: lo stabilimento, eretto nel 1867, dopo un lungo abbandono e il restauro è ora nuovamente fruibile dai visitatori. Nei pressi dell'ingresso della Terme, durante i lavori, sono stati portati alla luce una tholos e parte delle canalizzazioni che vi convogliano le acque; i frammenti di ceramica ritrovati permettono di retrodatare al 3500 a.C. circa il primo uso di un edificio per scopi termali. Si torna sulla strada e dopo circa 1 km si è al belvedere di Quattrocchi: eccezionale la vista sulla frastagliata costa occidentale, sui faraglioni, su Vulcano e sulla costa siciliana. A poco più di un km dal belvedere, sulla sin., la settecentesca chiesa dell'Annunciata, dalla bizzarra scala di accesso imbutiforme con la svasatura rivolta all'edificio; proseguendo si torna a Lipari da ovest. Poco prima di giungere a Canneto da Lipari si svolta a sinistra per Pirrera, che si raggiunge  in circa 2 km: abbandonata la vettura si prosegue a piedi svoltando a d. subito dopo la chiesa di Pirrera e aggirando da ovest il cimitero; in 15 minuti si giunge alla parte sommitale (300 m) della Forgia Vecchia, colata di ossidiana prodotta da un'eruzione avvenuta nell'Alto Medioevo. Dall'abitato di Lipari una diramazione verso S raggiunge l'osservatorio vulcanologico nella frazione di San Salvatore in località "Semaforo". Da lì un sentiero pedonale offre magnifici scorci  a strapiombo sul canale di Vulcano.


Il giro dell'isola in barca 

Grande interesse paesaggistico per la grande varietà e bellezza di particolari. Uscendo dal porto di Sottomonastero, si aggira verso S il promontorio del Castello, incrociando davanti Marina Corta. Dalla chiesa di S. Giuseppe fino alla punta della Crapazza, l'estremità S di Lipari, distante 800 m da Vulcano, comincia il tratto più spettacolare e affascinante dell costa dell'isola: alla bella spiaggia di Vinci, chiusa a occidente da un promontorio davanti al quale emergono i grandi e stupendi scogli di Pietralunga, pietra Menalda e il Brigghio, alto e sottile come un obelisco, segue la punta del Perciato, blocco stratificato e forato disposto in un unico gruppo, di grande spettacolarità il Faraglione e un poco più al largo le Formiche, piccolo arcipelago di scogli. Si segue la costa a picco sotto M. Guardia e l'ampia insenatura dall'invitante spiaggia ghiaiosa di Valle Muria. Poi un tratto di costa che guarda a sud arricchita da innumerevoli piccoli scogli, che continua oltre punta le Grotticelle nella spiaggia che precede punta delle Fontanelle; davanti alla valle delle Terme di S. Calogero è il grande scoglio della pietra del Bagno. Sotto Monte Mazzacaruso si susseguono tre accoglienti insenature di singolare bellezza: la cala del Fico, quella protetta da N da punta Cugno Lungo, estrema propaggine occidentale dell'isola, e quella che termina con punta Palmeto. Poi fino a punta del Legno Nero comincia la stretta spiaggia ghiaiosa di Acquacalda. Il paesaggio compreso tra il promontorio di punta della Castagna, dove la colata di ossidiana delle Rocche Rosse si congiunge con il mare, e capo Rosso, pur conservando il fascino di quello che era uno dei più straordinari paesaggi vulcanici del Mediterraneo oggi mostra i segni di uno spaventoso e irrimediabile degrado ambientale causato dalle cave e dagli scarichi dell'industria della pomice. Oltre capo Rosso si apre l'ampia baia lungo la quale si distende Canneto, tra la spiaggia e la colata di ossidiana della Forgia Vecchia. Superato il grande promontorio di M. Rosa, dopo il portorifugio del Pignataro e la spiaggia di Marina Lunga si torna a Sottomonastero.